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Marriott International ha annunciato ottimi risultati finanziari nel primo trimestre, ma ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita annuali a causa dell’incertezza economica. Scopriamo insieme cosa significa per il settore hospitality italiano.

Marriott rivede le stime di crescita RevPAR

Tony Capuano, Presidente e CEO di Marriott, ha evidenziato la natura ciclica del settore alberghiero e sottolineato l’attuale momento di grande incertezza, soprattutto negli Stati Uniti, con preoccupazioni per una riduzione della fiducia dei consumatori e un rallentamento economico generale.

Di conseguenza, Marriott ha abbassato le previsioni di crescita del RevPAR (ricavi per camera disponibile) per l’intero 2025, portandole da una forbice del 2-4% al nuovo intervallo tra 1,5-3,5%.

Leeny Oberg, CFO di Marriott, ha precisato che queste stime riflettono una visione più cauta, basata sugli attuali trend di prenotazione, senza però includere l’eventualità di una recessione vera e propria. Vista la finestra media di prenotazione molto breve (circa tre settimane), la domanda potrebbe evolversi rapidamente.

Impatto sulla domanda globale e italiana

Marriott continua a riscontrare una domanda internazionale robusta, con Europa, Medio Oriente e America Latina in prima linea. Negli Stati Uniti e in Canada, tuttavia, si registra una crescita più lenta, influenzata negativamente dalla domanda governativa e dal calo nei settori select-service e transient.

In Italia, questo scenario indica opportunità rilevanti, specialmente nei settori luxury e lifestyle, grazie al trend positivo del mercato europeo. Tuttavia, la cautela suggerita dalla situazione americana dovrebbe spingere gli operatori italiani a strategie tariffarie flessibili, fidelizzazione dei clienti e diversificazione dei segmenti di mercato.

Conversioni alberghiere e crescita lifestyle

Un elemento chiave identificato da Marriott è l’interesse crescente verso le conversioni alberghiere, che rappresentano circa un terzo delle nuove aperture del gruppo, e di cui avevamo già parlato in passato in merito a Hilton. Questo modello potrebbe rappresentare una valida opportunità anche in Italia, soprattutto per rilanciare strutture sottoperformanti o datate.

In quest’ottica si inserisce l’acquisizione del brand olandese CitizenM per 355 milioni di dollari, un’operazione strategica che aggiunge al portafoglio Marriott un marchio lifestyle dal DNA fortemente innovativo. CitizenM è noto per il suo format compatto ma premium, altamente digitalizzato e dal design distintivo.

Con 36 hotel già operativi e tre nuove aperture in pipeline, si rivolge a viaggiatori urbani, indipendenti e tech-savvy, offrendo un’esperienza smart ma immersiva, dove il self-service convive con ambienti curati e una forte identità visiva. Da fan della prima ora (sono una loro abbonata dagli albori della formula subscription e cliente dal 2012!), confesso che CitizenM è il mio comfort brand in assoluto quando viaggio: spero davvero che, come spesso accade in questi casi, il suo dinamismo e il suo appeal non vengano affievoliti dalle logiche e dagli standard di catena.

La filosofia di CitizenM — check-in autonomo, spazi comuni centrali e camere ottimizzate — potrebbe ispirare anche in Italia un’evoluzione del segmento midscale urbano, oggi spesso privo di una narrazione identitaria forte. Per gli albergatori italiani, questo è un invito a ripensare l’hospitality urbana come esperienza coerente, accessibile ma altamente caratterizzata, sia nei contenuti che nell’estetica. Un elemento chiave identificato da Marriott è l’interesse crescente verso le conversioni alberghiere, che rappresentano circa un terzo delle nuove aperture del gruppo.

Strategie finanziarie e prospettive per l’Italia

Nonostante la revisione delle previsioni, Marriott continua a mostrare solidità finanziaria, con crescita significativa del RevPAR e aumento dell’EBITDA. Anche per gli operatori italiani, nonostante le sfide economiche e i costi di costruzione, restano opportunità di crescita grazie alla costante attrattività turistica internazionale.

Per affrontare con successo questa fase, gli albergatori italiani devono allenarsi ad adattarsi rapidamente ai mutamenti del mercato, investire con lucidità nell’esperienza cliente e mantenere un approccio strategico lucido ma dinamico.

Tuttavia, diciamocelo: la flessibilità, almeno da queste parti, è spesso più teoria che pratica. Né la nostra celebre burocrazia, né le tradizioni familiari che permeano il tessuto dell’hospitality italiana aiutano a navigare con agilità. La tradizione – come l’autenticità, che tanto piace agli hashtag del turismo – attira in teoria, ma spesso delude nella pratica. E la rigidità amministrativa? Quella sì, è una certezza: la nostra zavorra più fedele.

Silvia Moggia

Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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