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Ci siamo ritrovati, la prima volta che ci siamo visti, a parlare di turismo e marketing, alle due di notte in mezzo ad una via di Firenze. Era da poco trascorsa la serata nella quale venne creato il magazine WTM poi diventato Progetto WTM, un gruppo di blogger che si occupano di web marketing turistico all’interno del quale, Alessio, propone tematiche relative al marketing non convenzionale. Vediamo di capirne di più in quattro domande:

D. Alessio, cosa significa essere originali oggi per un’azienda turistica?
R. Ciao Robi, innanzitutto ti ringrazio per avermi ospitato nella tua “officina” dandomi così l’occasione di “regolare” qualche concetto relativo alla comunicazione e marketing non convenzionale. Questa prima domanda potrebbe essere il titolo di un libro, ma iniziamo ad essere “seriosi”.

Originali significa semplicemente “essere” e non “avere”. “Essere” perché ognuno di noi ha un “viral” dna autentico e differente dall’altro dove all’interno di esso risiede “inconsciamente” l’originalità, la quotidianità, la semplicità del fare e dell’essere. “Avere” racchiude il pensiero dell’epoca contemporanea, una società di consumi, dove tutti cercano di avere tutto, si cerca sempre di soprassedere il competitor, alimentando un’insana competizione al “di più”, perdendo di vista pilastri fondamentali come l’autenticità ed originalità.

Io penso che il concetto di originalità nel turismo sia legato al concetto di cultura dell’ospitalità, cultura delle tradizioni locali e del rispetto dell’ambiente: ovvero custodire e diffondere nel miglior modo possibile il “cofanetto” dei valori che ciascun territorio possiede. L’originalità è dentro di noi e ci circonda, non la si deve “costruire” altrimenti che originalità sarebbe. Dovremmo ridimensionare le nostre aspettative di originalità ridisegnando il concetto di tempo e spazio, concetti molto forti nel turismo:

la vostra azienda sarà più originale quanto più riuscirà a contribuire alla realizzazione dell’esperienza turistica in modo “naturale” e rievocativo per il nuova turista.

D. Quali sono le azioni più efficaci in termine di rapporto comunicazione – immagine per un’azienda turistica?
R. Non ci sono azioni più efficaci e meno efficaci per un’azienda turistica, perché come detto prima dipende molto dal contesto dove essa opera ed interagisce, mi sento però di elargire consigli:
Non cercate di in-seguire la “massa” ma identificatevi in una nicchia (passaggio dagli stili di vita a i momenti di vita), essa non è un mercato più piccolo, bensì un piccolo grande mercato, rivolgetevi a loro in modo da “produrre” informazione di valore aggiunto.

Narrate storie, esperienze ed emozioni che riguardano non solo la vostra struttura, ma il territorio che vi circonda attraverso un blog, raccontate esperienze che vanno, dalla natura alla storia, dall’enogastronomia all’arte.
Uno dei tanti limiti turistici è che non si conosce mai il territorio dove si vive. Iniziate a sfatare questo “limite” raccontandolo e descrivendolo in modo che tutti possano costruire l’immaginario geografico ed esperienziale prima che il turista arrivi a destinazione.

Attivate forme di comunicazione “personalizzate”, accoglienti ed innovative, come per esempio: la settimana scorsa ero in partenza per Milano e la sera antecedente la mia partenza un sms inviato dalla struttura ricettiva mi augurava “buon viaggio” e mi rassicurava sul fatto che loro erano felici di “accogliermi” al mio arrivo. Mi sentivo già a casa e non mi sentivo un “numero”.

Insomma siate più autentici e cordiali possibile, il turista ha bisogno di una comunicazione basata sempre più sul “software” che dell’”hardware”.
Un ultimo consiglio: rivolgetevi a dei veri professionisti della comunicazione e del marketing, e non a venditori di “fuffa”.

D. La comunicazione convenzionale è fallita?
R. Io ritengo che non è la comunicazione convenzionale ad essere fallita, è che è “saltato” il sub-ambiente socio/culturale dove essa per anni è stata abituata ad operare in “maniera” automatica. Si è passati dal monologo al dialogo dalla fantasia all’autenticità, dalla passività all’attività, dal consumatore al prosumer. Nel settore turistico, la maggior parte degli operatori non ha “compreso” queste evoluzioni socio/antropologiche e preferisce continuare verso paradigmi di comunicazione ancestrali. Sarà troppo tardi quanto si capiranno.

Qui il problema è un fattore culturale e di pensiero, come pretendiamo di evolvere se chi per primo fa comunicazione (giornalistica/editoriale) ancora scrive “acchiappare” turisti, come qualcosa che si deve ingannare, mascherare per poi sferrare l’attacco finale (prenotazione) come in una grande mattanza di tonni.
Il turista e le motivazioni di esso sono evolute, perché è la società che è evoluta. E di conseguenza la comunicazione turistica deve avere un approccio diverso. Altrimenti qualcun altro finirà nella rete (dei pesci) se non imposta una sana comunicazione nella Rete e non solo.
Il nuovo turista “crea” il bene turistico, in quanto contribuisce alla costruzione del significato del luogo stesso.

D. Viral marketing, guerrilla marketing, marketing etico: cos’è il marketing e qual è quello che funziona?
R. Forme di comunicazione quali il viral, il guerrilla, ambiet marketing sono forme di comunicazione innovative, ma se non prese con il giusto “approccio” potrebbero risultare contraddicenti. Vorrei sfatare subito un falso mito: il marketing non convenzionale non è vero che costa poco, se implementato a “dovere”.

Per una piccola/media impresa turistica il consiglio che mi “permetto” di dare è di essere “semplicemente genuini” in modo che il turista si senta “parte” della vostra realtà in modo attivo, offrite “regali” ed “esperienze” in omaggio, rendeteli protagonisti delle vostre attività. Ora è periodo della vendemmia, molti di essi vorrebbero “trascorrere” una giornata in vigna….quanto vi costa a voi? Questo è marketing, poi se lo vogliamo chiamare non convenzionale chiamiamolo pure, ma alla fine è cultura dell’ospitalità: se siete bravi a svolgere il “vostro” lavoro con passione state pur convinti che il marketing è stato pur fatto.

Ora non c’è solo il concetto di profitto ad essere preso in considerazione, (old marketing) ma la parola reputazione (new marketing), che in un certo qual senso dipende dalla prima.

Per passare a delle “definizioni” ritengo quanto segue:
Il marketing che funziona è un marketing che va oltre la “ facciata” per identificarsi in un progetto comune, un progetto carico di senso, che non si assimili esclusivamente al profitto, ma si faccia carico di tematiche sociali, un marketing che crei comunità e valore aggiunto per il territorio.
Nel prossimo futuro vedo sempre più un green marketing e redistribuzione del valore, e non green washing (ingiustificata appropriazione di atteggiamenti ecosostenibili), insomma un marketing che risolva i problemi delle gente e non li crei.
Non è possibile vedere nuovo paradigmi guardandoli con categorie vecchie e occhi miopi.

Grazie Alessio.

Alessio Carciofi si è laureato in Economia del Turismo con una tesi sul “Marketing non convenzionale e web 2.0 due attitudini per un nuovo modo di comunicare nel turismo“. Collabora con Ninja Marketing, e è anche l’unico blogger più alto di me (2 metri circa). Il suo blog lo trovate cliccando qui.

Robi Veltroni

Robi Veltroni è il fondatore di Officina Turistica. Venditore di camere, si occupa di marketing e pubblicità nel turismo da circa vent’anni. Ha iniziato a lavorare in albergo nel 1979: dopo aver vissuto nei viaggi degli altri per oltre trent’anni, si è trasferito in Maremma. Membro del comitato di programma di BTO – Buy Tourism Online. Attualmente è direttore d'albergo, consulente in direzione delle aziende turistiche e dell'ospitalità, formatore in management alberghiero, marketing turistico e web marketing.

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Robi Veltroni

Robi Veltroni è il fondatore di Officina Turistica. Venditore di camere, si occupa di marketing e pubblicità nel turismo da circa vent’anni. Ha iniziato a lavorare in albergo nel 1979: dopo aver vissuto nei viaggi degli altri per oltre trent’anni, si è trasferito in Maremma. Membro del comitato di programma di BTO – Buy Tourism Online. Attualmente è direttore d'albergo, consulente in direzione delle aziende turistiche e dell'ospitalità, formatore in management alberghiero, marketing turistico e web marketing.

2 Comments

  • Marcello ha detto:

    Proprio bella questa intervista, soprattutto la parte relativa alle tecniche di marketing..complimenti!

    Qualche riflessione…

    È da un po' di tempo che si parla di un'economia gratis.

    In particolare, Chris Andersen nel suo libro "Free:
    The Future of a Radical Price
    " afferma proprio che internet, in quanto luogo brulicante di informazioni e contenuti free, sta rompendo i classici schemi dell'economia post-moderna.

    In pratica, si cerca di tutto, si produce di tutto…gratis!

    Ma questo cosa implica nel settore dell'ospitalità?

    Tutto e niente, direi.

    L'hotel NON è un information business, per cui è più difficile applicare il concetto "free" al settore turistico.

    Vuol dire che tutto ciò è aria fritta? No, al contrario.

    Infatti, secondo me, la mentalità del gratis è molto calzante per gli imprenditori dell'ospitalità.

    Produrre e offrire gratis dei contenuti è funzionale alla costruzione di una base di fan che poi si possono convertire in ospiti e, a loro volta, innescare il passaparola (anche elettronico).

    Ho molto apprezzato le considerazioni di Alessio anche in merito a ciò che viene definito Marketing 3.0.

    In poche parole, non solo profitto, ma anche un marketing teso a sviluppare delle relazioni sociali e valore pubblico.

    Mi verrebbe da dire…è ora di passare dal modello "hotel 2.0" al più moderno "hotel 3.0"…:-)

    Ancora complimenti!

  • alessioc83 ha detto:

    Buongiorno Marcello! ti ringrazio per i complimenti in merito all'intervista!

    E' molto interessante il tuo commento e molto lungimirante,[condivido in pieno ], purtroppo non possiamo nemmeno "approcciare" il discordo di Anderson [Gratis], perchè come tu sai benissimo il settore turistico non è molto all'avanguardia!

    Molti alberghi non hanno un collegamento wi-fi, oppure se lo hanno si paga! Come è possibile che ciò accada?

    Infine per tornare al tuo giustissimo appunto nella parte finale del commento, mi permetto di aggiungere che l'hotel/la struttura turistica [evoluta] dovrebbe caricarsi di "senso" sociale, e distaccarsi dalla sola idea di "profitto" ed approcciarsi sempre più [pian piano] all'idea di redistribuzione del valore [sociale] che la Rete ci permette di implementare!
    Mi permetto di citare le mie 3 R del futuro: Reddito, Redistribuzione, Reputazione!
    Sono convinto che parliamo di cose troppo [utopiche] se rimaniamo "fermi" davanti a questa evoluzione!

    iniziamo a non far pagare Internet nelle strutture turistiche …poi il piano di marketing ve lo fanno i turisti!! [specialmente esteri]

    @Marcello è troppo bello sapere e condividere con te queste idee!!!

    a presto e scusate l'invasione di campo…ops di blog!

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