Lo stand di TripAdvisor alla BIT di Milano |
Da alcuni giorni si torna a cavalcare l’onda delle recensioni, dell’anonimato e di TripAdvisor. E’ indubbio che il sito americano abbia diverse falle ed una attendibilità che va pian piano affievolendosi – attenti però che secondo me, almeno in Italia, TripAdvisor nei prossimi 2/3 anni crescerà ancora come numero di recensori.
Ho letto anche il nuovo post di Roberta Milano che ne cita a sua volta un altro ben fatto di Agnese Vardanega dal titolo Paura di TripAdvisor? (è datato 9 febbraio 2011, io le risposi ancor prima con questo mio post dal titolo Io non ho paura datato 3 aprile 2010 che è anche il giorno del mio compleanno segnatevelo!!!). Che ci fosse da “superare l’ossesione per TripAdvisor” l’ho sempre detto, cercate sul motore di ricerca interno di Officina la parola TripAdvisor e avrete tutti i miei pensieri sul sito tiranno. Ha detto bene il Prof. Baggio: “smettete di criticare, usate gli strumenti e portateli a vostro vantaggio“.
In effetti TripAdvisor non è così male come con sufficienza si è portati a credere. Se facciamo riferimento alla ricerca che Officina ha fatto su un campione di 116 strutture dell’Isola d’Elba: per il 75% i giudizi sono positivi, la maggior parte dei profili è curata maggiormente dagli ospiti che dai gestori delle strutture. Tutto ciò mi ha portato a commentare la ricerca con la frase finale: Non abbiate paura di TripAdvisor, le statistiche dimostrano che gli ospiti amano le vostre strutture più di voi!
Ma c’è di più, questa volta a parziale sollievo per gli albergatori che non sono l’unico settore imprenditoriale che soffre con ossessione la critica. Mal comune mezzo gaudio?
Vi riporto un passo tratto da Societing di Gian Paolo Fabris che, nella prima parte del libro, capitolo Verso un’epoca nuova, parlando dell’idea di sostuire o affiancare al PIL indicatori qualitativi della vita e delle produzioni racconta:
Potrei anche spostare l’argomento alla politica e ai politici che da sempre si sono sottratti alla critica e al giudizio, in questi giorni ne abbiamo esempi clamorosi da parte di alte cariche dello stato.E’ il nostro paese, non è una scusante, ma gli albergatori non sono gli unici a soffrire di ossessioni.
Insomma, siamo ancora al 1961 quando Caterina Caselli cantava: nessuno mi può giudicare…