La Sostenibilità nel Turismo non significa (solo) piantare alberi, andare in bicicletta o fare trekking.
Bentrovati ai colleghi di Officina, a Robi il padrone di casa e bentrovati a voi lettori.
Inauguro la collaborazione con questo blog che in genere è ricco di stimolanti riflessioni, sperando di esserne all’altezza, con un tema che mi sta molto a cuore e che mi appassiona da anni: la sostenibilità e le indagini sulle possibilità di uno sviluppo che sia sostenibile.
Lo so che molto probabilmente questo mi farà affrontare le smorfie di qualcuno.
Ma come? Dopo un anno di recessione nera? Di conti in rosso? Di zone arancioni? Questo ora se ne esce con la Sostenibilità, le piante, la Natura, ma ancora? Ma davvero? PIL ci serve PIL!
Alcuni mi pare di sentirli. Di fan del PIL a tutti i costi, ne ho sentiti tanti nei vari dibattiti e convegni a cui partecipo oramai da 20 anni. Datemi tempo, provate a farmi spiegare. Vedremo che il turismo con attenzioni alla sostenibilità ha una sua economia.
Probabilmente a leggerci ci sarà anche qualcuno della fazione dei decrescitori felici che inizialmente tiferanno per me, sperando che tiri delle gran bordate al sistema vigente, allo status quo, al business as usual… e per la pars destruens ci troveremo probabilmente d’accordo, per la pars construens mi sa che li deluderò. Anche voi, abbiate grazia, provate a sospendere il giudizio, fate un po’ di epoké (che fa bene persino nello sport: https://www.theartofcoachingvolleyball.com/suspending-judgement/ )
Cercherò di evitare gli slogan, mi terrò lontano dal turismo green , bio, eco… cercherò però di spiegare la differenza tra turismo Sostenibile, Eco-turismo, Turismo Avventura, Turismo Natura, Turismo Responsabile e Turismo Accessibile, cercando laddove è possibile definizioni ufficiali di organismi internazionali o enti di ricerca prestigiosi e autorevoli.
Quello che proverò a fare negli articoli dei prossimi mesi sarà parlare di Sostenibilità, Resilienza e Rigenerazione applicate al settore del turismo, cercando di farlo in termini contemporanei e non del secolo scorso. Anche se ciò che diciamo e pensiamo oggi è frutto anche di riflessioni di fine secolo scorso. Ma si sa la storia è così, i confini sono sfumati e si sale sempre sulle spalle di qualche gigante.
Proverò a mostrare alcuni dati e a fare alcune riflessioni che illustrino come al concetto di Sostenibilità (anche nel turismo) semplice e complesso allo stesso tempo, perché basilare, ma articolato e pervasivo, siano meglio associabili i termini progresso, scienza, ricerca, innovazione, creatività, comunità inclusive e partecipanti, cooperazione e benessere, resilienza e rigenerazione che i termini decrescita o aumento del PIL tout court.
Cercherò di spiegare se esiste e cosa è l’Antropocene. L’attuale era geologica. E cosa ci azzecca col turismo.
Riporterò i dati più recenti e scientificamente sostenuti dalle fonti più autorevoli su come il nostro attuale modello socio economico non va d’accordo con i ritmi di sviluppo delle dimensioni culturale ed ecologica della Terra.
Proverò a mostrare se i dati e la ricerca degli ultimi 150 anni ci dicono se il Cambiamento Climatico è realmente in atto e se si, quanto di esso dipende dalle “normali” fluttuazioni “naturali” e quanto dipende dalle attività umane e come esso impatta sul comparto del turismo.
Presenterò delle soluzioni testate, su cosa si può fare concretamente per invertire questa tendenza. E illustrerò che cosa già si fa. Non sarò catastrofista. Allarmato si, ma molto ottimista: riporterò vari esempi su che cosa si può fare per disaccoppiare PIL e attenzione all’Ambiente. In una parola quali sistemi si stanno già muovendo con buoni risultati verso la Sostenibilità.
Vi racconterò se ci sono modi per misurare il FIL la Felicità e il benessere e non solo il PIL (che non misura il benessere ma il “quanto-avere” . ) . Illustrerò le esperienze serie in atto (anche in Italia, avete mai sentito parlare di BES? Indicatore del Benessere Equo e Sostenibile?) del movimento Beyond GDP – che significherebbe “oltre il PIL” – tema sul quale vari economisti e non ambientalisti, hanno preso il premio Nobel o la candidatura ad esso negli ultimi anni.
Presenterò alcune buone pratiche italiane e straniere e vi racconterò storie di successo di uomini e donne che ci hanno creduto, si sono divertiti e hanno ottenuto dei risultati.
Metterò talvolta in dubbio gli stessi argomenti che vi presenterò. Perché ritengo sia utile coltivare il pensiero critico e autonomo. E a questo proposito vi parlerò di formazione e turismo, di soft skills e competenze digitali e trasversali per il XXI secolo.
Vi racconterò le storie di territori, aree protette e Parchi che si sono messi a fare azioni concrete per sostenere, anche economicamente, il Turismo Sostenibile e l’eco turismo.
Vi Illustrerò un interessante studio di Unioncamere che da alcuni anni assieme al MATTM monitora l’economia nei Parchi e nelle aree protette periferiche e interne (circa l’80 % del territorio italiano, dove spesso si parla, anche a sproposito di turismo con la filosofia tanto amata (si fa per dire – ndr) da Robi Veltroni ! del “Piccolo è bello” e proverò a mostrare che le reti e la scalabilità possono funzionare).
Ma tutto questo non ha nessun senso se non riuscirò ad illustrarvi il perché, non solo a mio parere, tutto questo ha a che fare col Turismo e anche molto.
Dunque cercherò via via di argomentare che cosa c’entra questo col turismo?
Io (che non sono nessuno, ma che sono in buona compagnia, con “gente” un po’ più competente di me) penso che c’entri per varie ragioni:
- Perché il cambiamento climatico sta avvenendo nella realtà, nel mondo di oggi e dell’immediato avvenire e sta causando stravolgimenti socio- economico-ambiental-culturali tali che il mondo del turismo non può sottrarsi ad affrontare, visto che esso opera nello stesso campo di battaglia: questa Terra e questa storia.
- Perché il settore Turismo e i suoi indotti se non ripensati, hanno una considerevole “impronta ecologica” sul Pianeta. Le attività più meno direttamente collegate al comparto turistico contribuiscono ancora troppo ad un carico di consumo di risorse ed energia che per il proseguimento della nostra vita sulla Terra non è sostenibile.
In uno dei prossimi articoli vi segnalerò come poter calcolare la nostra impronta ecologica, con dei semplici strumenti on line, in modo abbastanza serio e vi illustrerò cosa fanno una rete di aree protette per avere contezza scientifica dell’impatto socio-ambientale del turismo, cioè sapere quanta CO2 emette quel dato turista che fa quella tale attività o addirittura sapere quanto emette un pacchetto turistico di più giorni. Capirete l’importanza di questo Tourist Footprint Calculator sviluppato da IUCN, Università di Washingotn D.C. e Global Footprint Netowrk , visto che “what you can’t mesure you can’t manage”: esso diviene uno strumento di misura per monitorare se le azioni messe in campo hanno o non hanno in reale impatto sulla riduzione e sulla compensazione di emissioni climalteranti – quei gas cattivoni, emessi da attività umane, che stanno modificando abnormalmente il clima ) .
- Perché esistono indicatori, linee guida, strumenti di misurazione, modelli e buone pratiche da studiare, adattare, seguire. Non siamo all’anno zero. Abbiamo bussola e flotte pronte. Come ama ripetere Edo Ronchi il presidente della Fondazione sviluppo sostenibile citando Seneca, “non c’è buon vento per il marinaio che non sa dove andare” .. ma noi lo sapremmo dove andare, abbiamo target concreti, obiettivi operativi, per di più sottoscritti dal nostro e da altri 192 Stati in modo ufficiale… o l’Agenda ONU 2030 e gli Acccordi di Parigi della COP 21 sono uno scherzo?
- Perché non è possibile una “economia con una ecologia” che va a pezzi. Ma neanche una economia in una società che va a pezzi… l’ONU stima intorno al 250 milioni il numero dei profughi ambientali e climatici entro la fine del secolo… forse prima.
- Perché (diversi studi e indagini lo mostrano) la gente ha voglia di fare la propria parte, di contribuire, ma è disorientata ed ha bisogno di una guida, di un buon esempio, di processi veramente partecipati, coordinati da facilitatori competenti che sappiano gestire le dinamiche e gli inevitabili conflitti che nascono nei e tra i gruppi di interesse lavoro tra esseri umani. Diversi studi mostrano che anche i turisti “hanno voglia e sono ben disposti” a contribuire ad un turismo più sostenibile ma hanno bisogno di guida e di cura ed esempio, e prendersi cura dovrebbe essere una delle prime competenze di chi fa turismo.
- Per una questione etica e di responsabilità (che possiamo scegliere di accogliere o meno; io ho scelto di tentare di coglierla).
- Perché – la maggior parte degli studi di psicologia, ci dicono che l’atteggiamento vincente nella Vita, quello che fa star bene (e di benessere si parla spesso anche nel turismo) è quello che deriva dalla convinzione (individuale e di gruppo) che è meglio combattere per il miglioramento e il cambiamento che morire rassegnati e lamentosi (gli psicologi sociali lo chiamano anche empowerment ed è uno degli indicatori del benessere inseriti in molti dei siti di rilevazione del benessere di cui scrivevo sopra (ad es. guardatevi il Better Life INDEX dell’OCSE) . Tutto ciò ha molto a che fare con il capacity building e la formazione degli abitanti e degli operatori del turismo dei territori in cui si fa turismo e/o si vuole riconvertire o orientare il proprio turismo (nella piccola parte in cui si può gestirlo e dirigerlo, il resto è fato).
- Perché, ve lo assicuro, è un sacco divertente avere uno scopo nella vita (e rafforza le difese immunitarie)… e si incontrano un sacco di belle persone che rinforzano la voglia di stare al Mondo, cercando di fare qualcosa di costruttivo.
- Aggiungete voi… magari nel blog, anche i perché a vostro parere non ne vale invece la pena…
Dalla prossima puntata approfondiremo i vari argomenti o topics come li chiamano oggi.