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Il turismo dei borghi. Tema e obiettivo ricorrente.

Concentrazione e sostenibilità

Nel Rapporto sul Turismo Culturale in Italia 2023, che ho curato e presentato al recente convegno Fare Turismo Culturale in Italia durante tourismA, Salone Archeologia e Turismo Culturale, sono emersi diversi elementi di interesse sul tema della concentrazione. Dalle elaborazioni sui dati di Banca d’Italia, Indagine sul turismo internazionale dell’Italia, infatti si vede come la concentrazione di flussi e mercati collega il turismo pre e post pandemia. Il 70% dei flussi di turismo internazionale per vacanza culturale, sia nel 2019 sia nel 2021 (ultimo aggiornamento), si concentra in meno dell’1% della superficie del nostro paese. Di più: restringendo il campo ai soli primi 5 comuni – nell’ordine Roma, Venezia, Firenze, Milano, Napoli – abbiamo già circa 2/3 delle notti spese dagli stranieri in Italia in vacanza culturale, che per il 2019 significano oltre 75 milioni di pernottamenti. 

Il turismo dei borghi

Il tema della concentrazione si rileva chiaramente anche nell’analisi dei mercati di origine: il 75% dei flussi proviene da 10 mercati, e più della metà dai primi 5. La differenza tra 2019 e 2021 è in quali siano i paesi di provenienza: mentre il mercato anglosassone dominava classifica del turismo culturale nel 2019 (USA, UK e Canada tra i top 5, un terzo dei flussi complessivi) e la presenza del lungo raggio era la più significativa tra le motivazioni di vacanza, il 2021 vede invece la predominanza dei paesi europei, Francia e Germania in primis. Il collegamento tra concentrazione e sostenibilità è plurimo: concorrenza degli spazi, pubblici e privati, tra visitatori e residenti; scadimento dell’esperienza di visita e conseguentemente della soddisfazione complessiva; deterioramento degli attrattori, e così via.  

Il turismo dei borghi

Tutti pazzi per i borghi

Durante la pandemia, si è parlato molto per l’Italia della riscoperta delle destinazioni minori da parte degli italiani: una maggiore diffusione territoriale del turismo, in linea con la crescita impetuosa del settore negli ultimi anni, prospettando che il tema della vocazione turistica sia diventato un punto imprescindibile per ogni decisore politico del Belpaese. In questo contesto, i borghi rientrano insistentemente all’interno dei piani strategici del turismo delle destinazioni proprio come una modalità fattibile per “drenare” una parte dei flussi dai poli principali, alleviandone congestione ed esternalità negative.

Leggendo il recentissimo Piano strategico del turismo 2023/2027 predisposto dal Mintur, i borghi in realtà sembrano destare un grande interesse per moltissimi segmenti di riferimento:

  • per i nomadi digitali, che per il 93% preferiscono i piccoli comuni e i borghi delle aree interne per la qualità della vita considerata migliore rispetto ai grandi centri urbani;
  • per chi fa viaggi di lusso all’estero, l’Italia è al primo posto per chi vuole visitare le città d’arte e ama le località di campagna e i piccoli borghi, davanti alla Francia;
  • per gli amanti dello slow tourism, per i quali si suggerisce una proposta di treni storici per l’attrattività dei borghi;
  • per i turisti religiosi, infatti i cammini religiosi raccolgono un pubblico eterogeneo che si muove a piedi per conoscere i borghi e il territorio per trarne benessere fisico, mentale, interiore ed emotivo;
  • per i turisti di ritorno (o delle radici), con un forte interesse verso i borghi e le destinazioni minori;
  • per i fruitori delle proposte di circuiti, come i “Murales d’Autore” o i “Percorsi dell’anima” che si propongono l’obiettivo della valorizzazione dei borghi per sfruttare chi vuole riscoprire la bellezza del vivere in prima persona, e non da remoto, quanto il nostro Paese può offrire, andando a recuperare una cultura fatta di senso e di segni.

I borghi, questi sconosciuti

I borghi sono quindi strategici per il turismo in Italia che viene definito dal PST “settore economico prioritario, trainante e non ancillare ad altri … fattore di sviluppo capace di amplificare l’impatto degli investimenti effettuati in termini di PIL, occupazione, reputazione del marchio Italia.” 

Mi è venuto spontaneo chiedere: ma cos’è un borgo? Ho provato a trovare una risposta univoca, e ho miseramente fallito. Faccio un appello ai numerosi esperti di borghi di suggerirmi quale tra le seguenti è quella giusta.

Sono partito dal PNRR, ovvero dall’intervento 2.1 “attrattività dei borghi”, che finanzia con 1 miliardo di euro il rilancio di 250 borghi italiani.

Nella linea A i borghi sono individuati dalle regioni e premiati con 20 milioni di euro a testa. Non dandone precisi contorni definitori, gli assegnatari dei fondi sono diversi: località turistiche in declino (Recoaro Terme), parti di comuni capoluogo (Borgo Castello a Gorizia) e micro-comuni da 83 abitanti (Elva). Nella linea B i borghi sono invece specificati come piccoli comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti (al 31 dicembre 2020), nei quali sia presente un borgo storico chiaramente identificabile e riconoscibile.

Sono andato quindi a capire se nelle principali iniziative riguardanti i borghi, viene utilizzata la stessa definizione che ho trovato per la linea B. Ho scoperto che non è così.

Parto dall’iniziativa più antica, le Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano, che dal 1998 conferisce un riconoscimento di qualità turistico-ambientale ai piccoli comuni dell’entroterra italiano, ovvero quelli che non hanno un tratto costiero, con un massimo 15.000 abitanti.

L’Associazione I Borghi più belli d’Italia, nata nel 2001 su impulso della Consulta del Turismo dell’ANCI, ha i seguenti criteri di ammissione:

  • comuni di 15.000 abitanti (con un +10% a discrezione del Comitato Scientifico), e una popolazione che nel Borgo antico o Centro Storico del Comune o nella Frazione indicata non superi i 2.000 abitanti
  • una presenza di almeno il 70% di edifici storici anteriore al 1939 
  • offrire un patrimonio di qualità e manifestare, attraverso fatti concreti, la politica di valorizzazione, sviluppo, promozione e animazione del proprio patrimonio

L’Associazione Borghi Autentici d’Italia riunisce piccoli e medi comuni, enti territoriali ed organismi misti di sviluppo locale, per riscoprire i borghi italiani quali luoghi da vivere, sostenere e preservare. Ai sensi dell’art.7 dello statuto sociale e dell’art. 1 del Regolamento associativo interno, possono aderire i Comuni con un massimo di 20.000 abitanti, nonché i borghi, le frazioni e/o agglomerati urbani situati in Comuni con oltre 20.000 abitanti che presentino determinate caratteristiche che verranno indicate dall’Associazione, a seguito di manifestazione di interesse ad aderire.

2.000? 5.000? 15.000? 20.000? Quanti abitanti deve avere un borgo per essere definito tale? Basta il numero di abitanti a definirlo?

Definire è conoscere

Per conoscere bisogna misurare. E’ quindi fondamentale avere ben chiaro qual è l’oggetto da sottoporre a misura e analisi. In caso contrario, la conoscenza si annebbia e gli intenti si confondono. Infatti, diverse definizioni portano anche a obiettivi divergenti. Per esempio, una cosa è lavorare sul rischio di abbandono di porzioni del territorio, un’altra avere luoghi che abbiano un’attrattività tale da poter diventare reali destinazioni turistiche alternative. Conseguentemente diventa davvero difficile un coordinamento delle diverse progettualità, che tendono a rimanere legate più all’iniziativa locale che a una strategia in grado di portare ricadute positive a livello più ampio, come sulla concentrazione dei flussi di turismo culturale. 

Damiano De Marchi

Damiano De Marchi è Tourism & Destination Expert per The Data Appeal Company. Dopo una laurea e un master in Economia e gestione del turismo, dal 2005 inizia una brillante carriera nel settore turistico in Italia e all’estero in aziende private, enti pubblici e centri di ricerca occupandosi prevalentemente di analisi e di consulenza strategica e operativa. Dal 2010 è inoltre docente e formatore in ambito accademico e professionale. Dal 2019 collabora con UNWTO come Esperto Statistico per lo sviluppo del sistema turistico nazionale di diversi paesi asiatici.

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Damiano De Marchi

Damiano De Marchi è Tourism & Destination Expert per The Data Appeal Company. Dopo una laurea e un master in Economia e gestione del turismo, dal 2005 inizia una brillante carriera nel settore turistico in Italia e all’estero in aziende private, enti pubblici e centri di ricerca occupandosi prevalentemente di analisi e di consulenza strategica e operativa. Dal 2010 è inoltre docente e formatore in ambito accademico e professionale. Dal 2019 collabora con UNWTO come Esperto Statistico per lo sviluppo del sistema turistico nazionale di diversi paesi asiatici.

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