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Il 22 ed il 23 novembre a Firenze si è svolto BTO, il più importante incontro di Turismo a livello nazionale.

Quest’anno, oltre ad essere speaker, mi è stata data l’opportunità di entrare nell’Advisory Board, organizzando tre panel. Uno di essi riguardava l’ospitalità “alternativa” degli ostelli. Gli ostelli in Italia oramai sono tantissimi e in continua espansione, non solo nelle principali città, ma anche nelle zone balneari o secondarie.

Gli ospiti erano 4: Catherine Gilvarry, in Hostelworld da quasi 20 anni, Annalia Bassi,  Head of Sale di A&O il più grande gruppo di ostelli europeo con un ostello a Mestre/Venezia ed uno in apertura proprio a Firenze, oltre a numerosi ostelli in tutta Europa, Silvia Borsotti, proprietaria e GM di Meet Hostel sul Lago di Garda e con grande esperienza nel settore dell’ospitalità, Michele Forchini, Cluster Manager and CEO per Arkè Hostels ed esperto in ospitalità ibrida (sempre più importante nel nostro settore) e Silvia Moggia, che ha fatto della sostenibilità una della sue “unique selling proposition” nel suo Boutique Hotel a Levanto, oltre ad essere un’instancabile viaggiatrice ed esperta di ostelli – lato utente – avendo dormito in decine di essi.

Ostelli, tecnologia e sostenibilità

Il tema affrontato nel panel riguardava l’uso della tecnologia, dell’intelligenza artificiale e della sostenibilità. Questi 3 saranno i topic dei prossimi anni oltre alla parte delle risorse umane, sempre più scarse e difficili da trovare.

Gli ostelli sono precursori per i tre aspetti sopra citati e diverse sono le motivazioni. Una su tutte è l’utenza che sceglie di dormire in queste strutture. La media dell’età di fruitori di ostelli oscilla tra i 18 e 35 anni, ben l’80% del totale degli ospiti, come riporta un dato di Hostelworld. La Generazione Z ed i Millennials sono più avvezzi all’uso della tecnologia e hanno più facilità di adattamento ed è quindi più facile per il management introdurre nuovi software o nuovi hardware non dovendo “istruire” più di tanto i loro ospiti. Nel mondo inoltre stanno nascendo molti ostelli e nuove catene, anche questo aspetto incide sull’avere e sul decidere di introdurre da subito nuove tecnologie, al contrario di alberghi già presenti da anni sulle nostre piazze.

Durante il panel, Annalia Bassi di A&O, ha riportato alcuni dei campi dove la più grande catena di ostelli usa l’intelligenza artificiale al servizio degli utenti, ma anche per strategie di marketing e controllo.

Molte di queste strategie vengono usate anche da Silvia Borsotti nel suo ostello sul Lago di Garda.

Nonostante io creda che la risorsa umana sia ancora fondamentale nell’ospitalità, purché faccia squadra e sia formata (requisito fondamentale) è appunto innegabile che il problema del reperimento di persone vogliose di fare questo mestiere è sotto gli occhi di tutti. La tecnologia aiuta anche questo aspetto, ovvero aiuta ad espletare lavori che portano via tempo e valore all’aspetto principale, quello di essere ospitali. Grazie alla tecnologia infatti, Michele Forchini, nonostante abbia aumentato l’occupazione degli ostelli che dirige, dal 2019 al 2023 riporta un +50% è riuscito a mantenere lo stesso staff di 4 anni fa.

Silvia Moggia usa la tecnologia proprio per evitare perdite di tempo, come la burocrazia, riportando al centro la sana ospitalità data da una calorosa accoglienza e assistenza durante il soggiorno.

Nel panel abbiamo affrontato l’altro aspetto che fa e farà da padrone nei prossimi anni. Come sostiene il CEO di Booking.com Glenn Fogel: “Sustainability is shaping the future of hospitality”.

Anche qui gli ostelli sono avvantaggiati, sia per gli ospiti che li vivono, ma anche perché riescono a produrre meno sprechi, sia energetici che di materie prime. Ad esempio, nel consumo della lavanderia, nella produzione di cibo e grazie ai servizi condivisi. Catherine Gilvarry di Hostelworld riporta che gli ostelli producono in media il 25% delle emissioni di CO2 rispetto ad Hotel tradizionali, comparando i posti letto.

A&O Hostels ha come obbiettivo di diventare la prima catena di ostelli a emissioni zero entro il 2025. L’ostello di Mestre ha già preso il livello 5 (quello più alto) di Green Sign, diventando il primo in Europa.

Per tutti gli ospiti inoltre è fondamentale che la sostenibilità passi anche per l’attivazione di collaborazioni con comunità e fornitori locali.

Alla fine del panel ho chiesto a tutti gli ospiti quali saranno, secondo loro, le parole chiave per il futuro di questo tipo di ospitalità e no.

Queste sono secondo loro:

Ma sempre e comunque mettendo le persone al centro. Sia lavoratori che ospiti!

Lorenzo Vidoni

Direttore Generale di Urban Homy Group, piccolo gruppo in espansione con in previsione di raddoppiare il numero di posti letto nel 2024. Nell’hospitality dal 2003 con esperienze all’estero in Hotel 5 stelle lusso come Marriot, Sofitel o Mercure della catena Accor. Attualmente General manager di Europalace, BW Signature Collection e Hotello Hostel & More con 240 posti letto, il più grande ostello del Friuli-Venezia Giulia. Consulente di Osteria del Caffè, gestore di CAB Coffee and Beer, 7Th Rooftop, tutti gli eventi e la parte ristorativa di Europalace Hotel. Diventato esperto di opening di strutture turistiche.

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Direttore Generale di Urban Homy Group, piccolo gruppo in espansione con in previsione di raddoppiare il numero di posti letto nel 2024. Nell’hospitality dal 2003 con esperienze all’estero in Hotel 5 stelle lusso come Marriot, Sofitel o Mercure della catena Accor. Attualmente General manager di Europalace, BW Signature Collection e Hotello Hostel & More con 240 posti letto, il più grande ostello del Friuli-Venezia Giulia. Consulente di Osteria del Caffè, gestore di CAB Coffee and Beer, 7Th Rooftop, tutti gli eventi e la parte ristorativa di Europalace Hotel. Diventato esperto di opening di strutture turistiche.

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