Contro il turismo, cioè le politiche abitative ai tempi del populismo.
Il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, ha dichiarato il 21 giugno 2024 che il Consiglio comunale non rilascerà più nuove licenze per l’affitto e non rinnoverà quelle già esistenti. Così, di colpo, tra alcuni anni, potrebbero sparire dal circuito turistico circa dieci mila alloggi tra, appartamenti e case. La base legale di questo provvedimento (per ora solo annunciato) è una legge, molto contestata, approvata dal Parlamento catalano nel dicembre 2023. Legge sulla quale pende un ricorso costituzionale presentato dalla Federazione Catalana degli Appartamenti Turistici (Federatur).
La notizia è stata accolta con giubilo dagli avversari dell’overtourism. Lo schema narrativo è semplice. Si colpiscono i cattivi (turisti di massa, proprietari di immobili) e si aiutano i residenti. Ma è davvero così?
Il governo catalano e il Sindaco di Barcellona sostengono che, revocando le licenze turistiche tutti o una buona parte di questi alloggi potrebbero – in teoria – tornare a essere affittati ai residenti e contribuire ad abbassare i prezzi degli affitti residenziali. Scrivo in teoria, perché non ci sono evidenze conclusive su questo punto. Secondo uno studio corposo condotto negli Stati Uniti, le case vacanza come gli Airbnb rappresentano solo lo 0,8% del mercato immobiliare totale e contribuiscono solo per l’1-4% all’aumento dei prezzi delle case.
Questo argomento è sostenuto a gran voce dall’associazione di categoria degli affitti brevi (APARTUR) che evidenzia come gli appartamenti turistici rappresentino solo lo 0,77% del totale delle case a Barcellona. La stessa associazione ritiene che a fronte di effetti risibili sul piano dell’offerta residenziale, ci siano alcuni effetti distorsivi e negativi sulla competitività turistica della città.
Non sono un esperto di mercato immobiliare e politiche abitative. Ma, a naso, per risolvere la crisi abitativa servono nuove abitazioni, una maggiore tutela del diritto di proprietà, tassi di interesse più bassi, concorrenza e trasparenza per facilitare la riduzione dei costi dei materiali e miglioramenti nelle normative urbanistiche.
Insomma, cose troppo complicate da fare sul piano politico e della narrazione. Meglio prendersela con il turismo.