L’antitrust si è espresso. Qua trovate il testo del provvedimento. Alla luce delle proposte di Booking.com, era prevedibile che Federalberghi avrebbe espresso un parere negativo sul provvedimento.
Pur condividendo le finalità dell’associazione di categoria, non condivido la strategia scelta per ottenere il depotenziamento delle OTA. Il primo grande errore è considerare internet e i punti di vendita fisici due mercati diversi. Sono due canali, il mercato è lo stesso.
Booking.com nel suo comunicato ha accettato tre variazioni che cambiano il rapporto tra albergatore e OTA terze ma non tra albergatore e Booking.com (a eccezione del punto 3):
- Gli impegni consentiranno ai nostri partner di offrire diverse tariffe, disponibilità e condizioni di prenotazione tramite altre OTA, e richiederanno la parità in termini di tariffe e condizioni solo tra quanto disponibile su Booking.com e sul sito web della struttura stessa.
- Gli impegni annulleranno i requisiti di parità dei nostri partner rispetto ai canali di vendita offline e opachi (purché tali tariffe non siano state pubblicate o commercializzate anche online).
- Gli impegni rimuoveranno la restrizione che impediva ai nostri partner di contattare direttamente un cliente che aveva precedentemente soggiornato da loro prenotando tramite Booking.com.
Quello che è devastante, non sono i singoli articoli, è il combinato disposto dei quattro vincoli seguenti che, se azionati assieme al posizionamento privilegiato nelle ricerche sponsorizzate su Google, diventano senza dubbio vessatori:
1) Parità tariffaria
2) Parità di disponibilità
3) Utilizzo del nome dell’hotel nelle attività di marketing online
4) Impossibilità di contatto diretto tra ospite e albergatore.
Ma se è vero che anche gli operatori che pubblicano cataloghi (come ai vecchi tempi) hanno anche dei point of sale online, e se è vero che anche i TO hanno la clausola di parità tariffaria con l’aggiunta della riconduzione alla miglior tariffa anche retroattiva, perché attaccare solo Booking e Expedia su questo fronte?
Se la maggior parte del mercato turistico è ancora fuori dalla rete perché attaccare solo due Ota e non tutto il sistema evitando di scindere il mercato.
E’ da attaccare l’iperintermediazione che si crea nel sistema grazie ai 4 articoli e l’attività di Google, è infatti innegabile che l’albergatore sta sopportando degli extra costi per difendersi da quelle aziende che, inizialmente, ha utilizzato o utilizza per farsi aiutare sul mercato.
Resto dell’idea che il problema è malposto per il semplice fatto che, in barba alla parity rate, gli albergatori continuano, sempre più spesso, a concedere tariffe più basse su Boooking.com rispetto al sito proprietario. Federalberghi e l’amico Nucara possono fare anche i salti mortali ma, in questo caso, possono solo farsene una ragione.
Sul tema, se avete voglia di approfondire, ho scritto anche altri post:
Chi può battere Booking.com e Expedia?
Sulla parity rate, sul turismo online e sui mulini a vento.
Il turismo senza Google? Uno scenario possibile.
Federalberghi non ha paura della parity rate, ha paura di internet!
La parity rate non è mai esistita, non esiste e non esisterà.
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