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Uno speciale estratto del Rapporto su Venezia Civitas Metropolitana 2019 di cui mi sono occupato per la parte monografica. Il primo di una serie di tre rapporti dedicati alla Città di Venezia per esplorarne gli sviluppi e le sfide in ottica di sostenibilità, transizione tecnologica (digitale e non) e globalizzazione.

Per racchiudere in un titolo il concetto essenziale di questo articolo, ho deciso di riprendere una frase dall’origine incerta e sostituire la parola bellezza con Venezia. Questo tradisce in parte il mio amore viscerale per una città che ho avuto il privilegio di poter analizzare a fondo, pur non permettendomi – letteralmente – mai la possibilità di risiedere nella sua città storica: opera artistica vivente in grado, come poche al mondo, di narrare l’abilità umana di trovare soluzioni di bellezza alle immense problematiche di un territorio lagunare salmastro e instabile.

Cosa significa questo titolo? Essenzialmente che Venezia ha un’estensione e dei confini molto mutevoli, e chi li determina non sono gli amministratori o gli urbanisti, ma la comunità che la sogna, visita, vive. Un esempio esplicativo: un abitante di Seoul o Chicago ha un’idea di Venezia che possiamo racchiudere nel binomio Rialto-San Marco, un’area ristretta dove si concentrano i principali attrattori e punti di interesse, mentre chi lavora affinché questo soggetto possa visitare la città, dormirci, mangiarci o emozionarsi, sceglie di vivere anche a diversi chilometri dalla città storica muovendosi giornalmente in un’area comprendente anche ampie porzioni di province circostanti come Treviso o Padova.

Quest’area vasta, collegata da una rete minuta di strade, canali, sentieri su cui si sono instaurate le grandi infrastrutture per la mobilità, racchiude quindi quattro Venezie concentriche attorno alla città storica e definite dai rapporti di uso e fruizione della propria comunità (civitas appunto, dando il nome al primo rapporto di Venezia Civitas Metropolitana, edito da Marsilio). Una Venezia viva (al contrario della Venezia che muore “alla Settis”), che espande la sua popolazione residente e che ha rango di essere considerata una delle 88 MEGA europee, punto nodale di un rilancio dell’intero Nordest italiano, in competizione-cooperazione con i poli di Milano, Bologna, Monaco di Baviera e Ljubljana.

Esiste una quinta Venezia, che si estende oltre i confini nazionali: è quella turistica, che 25 milioni di persone – tra visitatori, turisti ed escursionisti – frequentano ogni anno creando una pressione sugli spazi, pubblici e privati, che non a caso hanno portato a riflettere sul concetto di capacità di carico già dall’inizio degli anni ’90. La città storica dagli anni ’50 ad oggi ha registrato infatti un cambiamento dell’ordine di grandezza dei flussi turistici, passati dalle migliaia ai milioni in un rapporto diretto rispetto alla propria capacità ricettiva. Il fenomeno già esistente di dedicare parte dello stock abitativo all’uso turistico (B&B e appartamenti nel 2011 già ne costituivano il 5%) è stato accelerato a tal punto che in pochi anni una unità abitativa su 6 è dedicata alla ricettività ad uso turistico. Insomma, se non sei tu, è uno dei tuoi vicini. Turismo che ne determina la ricchezza e la base economica – 1,5 miliardi di euro solo nella città storica, 2,7 considerando il comune e oltre 3,7 se si prende l’area vasta della Venezia Civitas Metropolitana – ma che ne divora senso e spazi.

Venezia si è quindi trovata stretta tra le sue ridotte dimensioni urbane e un’attrazione globale che non cessa anche con nuovi mercati (lo dimostrano le vendite pacchetto Tour Eiffel & Gondola per i nostri amici orientali) ed è paradigma dell’overtourism, diventandone l’esempio simbolo anche nelle pubblicazioni di respiro internazionale. Anzi di più, Venezia è cartina al tornasole e precursore di quanto succede (o succederà) in moltissime altre destinazioni turistiche mondiali, al centro dei mega-trends globali (pressione turistica, cambiamenti climatici, gentrificazione, espansione del mercato crocieristico, ecc) facendo i conti con la propria fragilità intrinseca di territorio rubato ad una laguna ricca di naturalità e che nei secoli è stata alleata e difesa.

I tempi attuali, dove per il turismo ai problemi dell’offerta si sommano quelli della domanda (permettere ai pub – ma questo vale ancor di più per alberghi e ristoranti – di riaprire conta poco se la gente non vuole frequentarli, scriveva l’Economist il 2 maggio scorso) diventano un’occasione di analisi in questo laboratorio veneziano, e sarà al centro della seconda edizione del Rapporto.
Se si presuppone infatti che Covid-19 abbia radicalmente mutato l’occhio di chi la guarda, riprendendo il concetto spiegato all’inizio, allora cominciare ad indagare su come questo sguardo sia cambiato e come l’accelerazione digitale ne delinei contorni e fruizioni nuove è fondamentale per riuscire a trovare risposte adeguate per Venezia e applicabili a molte altre destinazioni.

Nota di chiusura: il Rapporto su Venezia Civitas Metropolitana 2019

Il Rapporto su Venezia Civitas Metropolitana 2019 è il primo di tre rapporti di un progetto di ricerca triennale della Fondazione di Venezia. Coordinato da Paolo Costa, il progetto raccoglie un gruppo di lavoro con competenze diversificate e mira indagare la struttura e il funzionamento della città veneziana e per esplorarne gli sviluppi e le sfide in ottica di sostenibilità, transizione tecnologica (digitale e non) e globalizzazione. La parte monografica del primo rapporto, a cura dell’autore di questo articolo Damiano De Marchi, è dedicata al turismo, e si divide in tre capitoli: Le Venezie turistiche (il turismo pernottante nella Venezia storica, nella Venezia Civitas Metropolitana, la complessità dell’escursionismo, la regione turistica di Venezia oltre i confini delle quattro Venezie), L’economia del turismo a Venezia (la dimensione economica del turismo a Venezia con un approfondimento sulla platform economy nell’ospitalità veneziana, sul rapporto tra sharing accommodation e patrimonio urbano e un confronto tra Venezia e Firenze con dati ufficiali Airbnb), L’immagine di Venezia: competitività e brand. Il secondo rapporto, per il quale il gruppo di lavoro è già all’opera, esplorerà le sfide di Venezia alla prova della pandemia, con approfondimenti sulla base economica turistica, gli hub dei trasporti (porto e aeroporto) e le produzioni materiali e digitali.

Foto di Jakob Owens su Unsplash

Damiano De Marchi

Damiano De Marchi è Tourism & Destination Expert per The Data Appeal Company. Dopo una laurea e un master in Economia e gestione del turismo, dal 2005 inizia una brillante carriera nel settore turistico in Italia e all’estero in aziende private, enti pubblici e centri di ricerca occupandosi prevalentemente di analisi e di consulenza strategica e operativa. Dal 2010 è inoltre docente e formatore in ambito accademico e professionale. Dal 2019 collabora con UNWTO come Esperto Statistico per lo sviluppo del sistema turistico nazionale di diversi paesi asiatici.

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Damiano De Marchi

Damiano De Marchi è Tourism & Destination Expert per The Data Appeal Company. Dopo una laurea e un master in Economia e gestione del turismo, dal 2005 inizia una brillante carriera nel settore turistico in Italia e all’estero in aziende private, enti pubblici e centri di ricerca occupandosi prevalentemente di analisi e di consulenza strategica e operativa. Dal 2010 è inoltre docente e formatore in ambito accademico e professionale. Dal 2019 collabora con UNWTO come Esperto Statistico per lo sviluppo del sistema turistico nazionale di diversi paesi asiatici.

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