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No ai turisti britannici in spiaggia, ma no anche ai turisti in genere nei centri storici e no ai crocieristi o ancora no a chi viaggia in gruppi organizzati. Questo il leitmotiv di questa estate 2023, quella del ritorno del turismo e delle problematiche e tensioni a esso connesse.

Nelle ultime settimane a Maiorca si è sviluppata una protesta attiva e molto particolare da parte dei residenti e dei proprietari di seconde case: no ai turisti britannici che si approprino dei loro domini sabbiosi. Ed ecco un fiorire di avvisi e cartelli contraffatti destinati al pubblico anglosassone, che danno false indicazioni circa direzione e distanze per raggiungere la spiaggia o ancora che avvertono i bagnanti di divieti di balneazione vari: da quello causato da un’invasione di meduse alle acque inquinate alla caduta massi sul litorale.

I cartelli includono però minuscole postille scritte in catalano, che chiariscono: “Spiaggia accessibile. Né le meduse né gli stranieri sono ammessi.” o ancora “Entra a tuo rischio e pericolo. Il pericolo non è una frana; è un affollamento eccessivo.”

Il tutto è frutto di un’idea di Caterva, un collettivo di protesta che difende una posizione anticapitalista. Caterva ha dichiarato sui social: “In questi giorni abbiamo svolto un’azione di denuncia contro il turista massificato nelle calette di Manacor, da Cala Morlanda a Cala Bota.”

Il collettivo ha inoltre precisato: “L’usurpazione delle calette è solo un’altra espressione di come il capitalismo utilizzi un’attività economica come il turismo, portata all’estremo, per prosciugare gratuitamente il territorio ed estrarre il massimo plusvalore dai lavoratori”.

Ogni anno, oltre 2,3 milioni di turisti britannici sbarcano a Maiorca e la loro spesa media è di £ 950 a testa a settimana. Nonostante questo afflusso, gli amministratori locali e gli operatori esprimono la loro esasperazione per la crescente sovrappopolazione.

Lucia Escribano, assessore al turismo locale, ha dichiarato al The Sun: “Non siamo interessati a promuovere l’isola in estate e stiamo limitando il numero di posti letto. Vogliamo la qualità, non la quantità.” E qui ripenso a un interessante post di qualche mese fa firmato da Antonio Pezzano,

La campagna di Caterva contro i turisti che monopolizzano i territori balneari rappresenta solo uno dei numerosi casi in cui le popolazioni locali disincantate si stanno vendicando contro i vacanzieri britannici in questa stagione. In Grecia, i residenti hanno avviato un “Movimento degli asciugamani” come contromisura contro “l’invasione abusiva” delle loro coste. Nella Costa del Sol, un hotel ha assunto una sorta di arbitro/guardiano che ha il compito di emettere un fischio per segnalare l’inizio di uno sprint da parte dei bagnanti che vogliono assicurarsi il miglior lettino in riva o a bordo piscina.

Recentemente, Caterva ha anche criticato Rafael Nadal, proprietario sia di un ristorante che di un hotel sull’isola.

No ai turisti

Il “no ai turisti”, seppur non con proteste di questo tipo, è fattore comune a tutte le destinazioni più gettonate dai visitatori stranieri, in primis città d’arte, scali crocieristici e luoghi oramai da bucket list stile Cinque Terre o borghi provenzali o della Cornovaglia.

Le scritte sui muri da parte dei residenti ce lo raccontano da fine 2018 e il loro numero va moltiplicandosi ovunque in Europa così come vanno moltiplicandosi le misure restrittive adottate per tentare di arginare l’impatto dei flussi, partendo prevalentemente da questioni di decoro.

Così a Venezia, in attesa del pass per la gestione del numero chiuso la cui entrata in vigore è ora rimandata al 2024, sono state emesse alcune ordinanze con altrettanti divieti (di cui non dovrebbe esserci bisogno trattandosi di regole di buon senso): girare a torso nudo per la città, tuffarsi nei canali per fare il bagno, sedersi e sdraiarsi sui marciapiedi e sui ponti, nonché ai lati delle fontane e delle scale. I trasgressori verranno ovviamente multati.

Situazione analoga a Portofino, dove per evitare il caos, gli agenti di polizia possono ora multare i turisti che si soffermano a scattarsi dei selfie o farsi video presso i punti caldi di Instagram e TikTok, ora contrassegnati come zone rosse. Come a Venezia, è inoltre vietato camminare a piedi scalzi, in bikini o a torso nudo, così come sedersi sulle scale o per terra.

Il comune di Baunei, in Sardegna, ha limitato l’accesso ad alcune delle spiagge più ambite, i cui posti vanno ora prenotati e pagati in anticipo. Stessa soluzione adottata sul Lago Braies, nel Parco naturale Fanes-Sennes-Braies, in Alto Adige, regione che ha già limitato i posti letto nelle strutture ricettive turistiche.

Le isole – finalmente! – stanno vietando l’accesso alle automobili dei non residenti. Ordinanza già in vigore a Lampedusa e Linosa, ma anche a Procida.

No ai turisti?

Ma siamo poi così sicuri sia una rivendicazione a lungo termine?

Il clima del sud, le sue lentezze, le spiagge soleggiate e l’accoglienza e spontaneità della gente del posto sono da sempre la principale e idealizzata attrattiva dell’Europa meridionale, ma quanto può durare se l’offerta si standardizza, l’accoglienza cala e l’impatto del cambiamento climatico sul turismo in questa parte del mondo continuerà a crescere?

Anche se ogni anno in tutto il Mediterraneo infuriano devastanti incendi, le ondate di caldo portano temperature superiori a 40° e la siccità è all’ordine del giorno, paesi come Spagna, Grecia e Italia registrano ancora una volta un numero record di turisti quest’estate, ma il fenomeno andrà molto probabilmente a calare, mentre più a nord le temperature ora in linea con il clima Mediterraneo tradizionale, le spiagge selvagge, le costiere scenografiche, l’outdoor, le città e i borghi “da scoprire” e l’ottima organizzazione infrastrutturale stanno già spostando l’asse sulla quale ruota il turismo.

Il futurologo Ulrich Reinhardt è d’accordo. Le destinazioni del Nord hanno già registrato un aumento di popolarità negli ultimi anni. “Tuttavia, tra 20 o 50 anni, i turisti non trascorreranno le vacanze estive esclusivamente in Scandinavia”, prevede. “Non solo perché questi paesi non sono orientati al turismo di massa, ma non lo vogliono.”

Le destinazioni intorno al Mare del Nord e al Mar Baltico diventeranno comunque i nuovi punti caldi per i turisti dell’Europa occidentale. “In Europa mi aspetto una rinascita del turismo alpino e una crescente popolarità delle regioni dell’Europa orientale”, prevede.

Insomma, io cercherei soluzioni concrete per migliorare la nostra organizzazione infrastrutturale, per sviluppare e diffondere un service design impeccabile e comunicare meglio chi siamo e cosa abbiamo da offrire, il tutto tenendomi stretta i turisti.

P.S. non sono i turisti a essere più maleducati e meno consapevoli, lo siamo mediamente tutti.

Silvia Moggia

Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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