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Non parlate di overtourism. Quando l’alternativa al turismo è…

Il successo di una destinazione turistica non è qualificato solo dall’incremento del numero dei visitatori, ma dal cambiamento del tessuto economico e sociale che si verifica nei luoghi interessati al turismo. In altri termini, la domanda turistica non si limita a integrare il fatturato delle attività già esistenti, ma è tale da far nascere nuove strutture ricettive, nuovi esercizi commerciali, nuove infrastrutture e financo nuove attrazioni turistiche.

Questa evoluzione è accettata finché non comporta problemi (di varia natura) ad alcuni gruppi sociali. Uso questo termine in luogo di residenti, perché gli impatti (negativi) non interessano tutti gli abitanti o la maggior parte di essi.

Tra questi impatti, quello più noto e iconico è il cosiddetto effetto airbnb. L’impatto di airbnb (e delle altre piattaforme di intermediazione immobiliare per gli affitti brevi) è oggetto di un dibattito, a dir poco, molto animato.

Negli ultimi tempi si registra un certo numero di studi seri che evidenziano in modo convincente che airbnb sottrae case e appartamenti agli affitti residenziali e contribuisce all’aumento dei relativi prezzi. Anche se il quantum cambia da caso a caso. Tuttavia, attribuire al solo incremento dei flussi turistici i disagi di trovare alloggi per i residenti è forviante.

L’incremento dei prezzi delle case come degli affitti non è una prerogativa delle destinazioni turistiche, ma di tutte le città dove si registra un certo dinamismo economico in termini di attrazione degli investimenti, dei talenti e di crescita economica. In alcune città come, ad esempio, Londra, Amsterdam, Barcellona, Milano e Parigi dinamismo economico generale e sviluppo turistico vanno di pari passo.

Inoltre, le fluttuazioni del mercato immobiliare di un luogo è dovuto anche ad altri fenomeni come l’andamento dei tassi di interesse, la demografia, la regolamentazione urbanistica, le politiche abitative, ecc. Ci sono molte città italiane, interessate anche dal turismo, dove c’è un enorme patrimonio immobiliare gestito in modo poco efficiente.

Airbnb è l’esempio emblematico di un tema più generale dello sviluppo turistico e cioè del fatto che, ad un certo punto, gli imprenditori presenti in un luogo preferiscono investire in attività rivolte ai turisti, piuttosto che ai residenti. Le città e le aree dove questo accade sarebbero caratterizzate dalla cosiddetta monocultura turistica. La questione in questi casi è capire fino a che punto tale dipendenza sia da imputare al successo del turismo (che spiazza altri investimenti) o al fatto che non vi sono in un certo momento storico alternative all’economia turistica.

Infine, resta una domanda generale sullo sfondo: fino a che punto poi le trasformazioni di una città sono da leggere negativamente, quando storicamente le città hanno sempre vissuto processi di trasformazione?

 

*© immagine di copertina Andrea Davis su Unsplash 

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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