Sarebbe utile un grande polo alberghiero in Italia? Si, in Italia ci sarebbe bisogno di catene alberghiere per rendere il settore alberghiero meno frammentato, più rappresentativo a livello di sindacato degli operatori, più efficace a livello politico più efficiente a livello di risparmi e costi.
Perché non accogliere con particolare felicità l’annunciata unione di Boscolo, Una e Ata? Perché già ho visto catene che ambiscono al rilancio del turismo e della tradizione italiana dell’ospitalità assumere per l’80% personale dell’est europeo. Ho visto anche un gruppo di imprenditori capaci “salvare” Alitalia e un altro gruppo altrettanto capace gestire con “efficienza” svizzera una compagnia ferroviaria dal nome italico Italo. Tutte gestioni che avrebbero anche a che fare con il turismo addirittura a livello infrastrutturale (cosa mica da ridere).
Della situazione economica delle tre aziende alberghiere in questione tutti ne sono a conoscenza, pochissimi ne parlano. Se volete approfondire l’argomento, il poco che si scrive, lo scrive nel 2012, nel 2013 e oggi Carlo Festa su Insider de Il Sole 24 Ore.
In poche parole il passato delle tre catene è ricco di fasti (dei quali hanno goduto i privati proprietari) una successiva fase di stanca supportata da ingenti finanziamenti bancari che hanno trasformato le banche da finanziatrici a proprietarie. Adesso si fa avanti (non oso immaginare quanto spontaneamente) la Cassa Depositi e Prestiti per mezzo del veicolo chiamato Fondo Strategico Italiano. Insomma un po’ come Poste Italiane in Alitalia. I soldi dei contribuenti e i risparmi dei cittadini italiani finiranno a sostenere incapacità e inefficienze di imprenditori mediocri e banche che, evidentemente, hanno necessità di rientrare in qualche modo (forse con il patrimonio immobiliare) da finanziamenti a progetti industriali del turismo, nel migliore dei casi, non finanziabili.
Quando si fondono delle aziende se ne studiano sinergie e prospettive, qua si uniscono montagne di debiti e scarse progettualità imprenditoriali. Come è finita con Alitalia lo sappiamo, come finirà Italo treno possiamo immaginarcelo, ma l’unione di Boscolo, Una e Ata… perché la deve sostenere proprio un fondo che fa capo ai cittadini italiani?
Quanto c’è di strategico in questa operazione? Che garanzie ci saranno per i dipendenti? Le banche e un fondo saranno in grado di intervenire significativamente sul progetto industriale? Direte che sono il solito pessimista ma purtroppo non la vedo proprio bene.
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