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Mi sembrava giusto concludere questo 2022 con una buona notizia, anche per inaugurare positivamente il nuovo look di Officina Turistica. Parliamo quindi dell’annuncio che gli operatori globali del turismo (e non solo) stavano aspettando da tre anni: la Cina riapre.

Lunedì 26 dicembre 2022, nel bel mezzo delle feste di Natale, mentre in Italia stavamo ancora discutendo sull’annoso e mai risolto dilemma “panettone o pandoro?”, dalla Cina è arrivata la notizia che molti operatori stavano attendendo: i turisti cinesi stanno per tornare.

Lo annuncia direttamente la National Health Commission of the PRC: “il turismo outbound dei cittadini cinesi riprenderà in maniera ordinata” afferma, declassando a un livello inferiore la gestione dei protocolli sanitari del Covid-19, rinominandolo anche da polmonite a malattia infettiva. La NHC aggiunge che dall’8 gennaio ai viaggiatori in ingresso in Cina non sarà più richiesta la quarantena obbligatoria, tuttora in vigore ininterrottamente dal 2020, e sarà facilitato il rilascio dei visti, a partire dalle motivazioni di lavoro, riunificazione familiare, studio.

Il giorno seguente, l’autorità per l’immigrazione ha diramato una nota sulla ripresa dei rilasci dei passaporti per i cittadini cinesi che vogliono recarsi all’estero.

Pur rimanendo sempre possibile l’opzione “closed-management” in caso di ripresa incontrollata della diffusione dell’infezione, la Cina sembra ormai decisa a trattare il Covid-19 come endemico, ultima grande nazione al mondo a farlo, mettendosi alle spalle definitivamente la politica zero-Covid e dei confini chiusi.

Appare infatti lontanissimo il febbraio 2022, quando il mondo osservava le Olimpiadi invernali svolgersi in una bolla accuratamente sigillata, rivendicata dalla Cina come un successo organizzativo senza precedenti. Mentre la “bolla olimpica” teneva, le conseguenze della linea dura stavano mutando radicalmente l’ambiente circostante: il perdurare del rallentamento forzato dell’economia cinese; l’impatto sulle catene globali di fornitura, logistica e valore aggiunto; la stretta sui lockdown locali, che hanno coinvolto fino a 300 milioni di cinesi contemporaneamente, e le successive proteste, che hanno raggiunto una scala mai vista da decenni.

Tutti elementi che hanno portato a un cambiamento radicale della strategia cinese: a inizio dicembre vengono eliminate alcune delle regole restrittive più controverse, e in un paio di settimane si annuncia la riapertura della Cina al mondo.

Il turismo cinese nel mondo

La crescita del turismo cinese nel mondo è stata costante negli ultimi 30 anni, subendo un’accelerazione consistente dal 2010: si passa dai 4,5 milioni nel 1995, ai 47,6 nel 2009 per poi arrivare al 2019 a oltre 154 milioni di turisti internazionali cinesi. La prima meta è Hong Kong, destinazione di oltre un terzo del turismo pre-pandemico cinese, seguita dai paesi attorno: Singapore, Vietnam, Thailandia, Giappone, Corea del Sud. Stati Uniti, Australia e Russia attraevano più turisti cinesi rispetto alle destinazioni europee, con Francia e Italia che si contendevano il primato continentale.

Dal punto di vista della spesa, il mercato cinese era il primo al mondo: 255 miliardi di dollari spesi dai turisti cinesi all’estero rappresentavano il 17% di tutta la spesa turistica internazionale del 2019, contro il 10% degli statunitensi e il 6% dei tedeschi.

Un mercato che faceva gola a molti e sul quale l’Italia aveva iniziato a emergere in diverse classifiche legate allo shopping: uno studio di Unionpay International e Trip.com faceva infatti risultare l’Italia al sesto posto tra le destinazioni di shopping cinese – dopo Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Francia e Singapore – anche grazie al ruolo di Milano tra le città dello shopping cinese (seconda europea dopo Parigi) e di The Mall Firenze, nono al mondo tra i centri commerciali preferiti dai turisti cinesi quando viaggiano all’estero.

Cautela e Opportunità

Le reazioni degli operatori internazionali sono state di cauto ottimismo: mentre stanno programmando questo momento da mesi, sanno altresì che ci vorrà un certo tempo per una ripresa significativa.

Dall’annuncio della riapertura, le piattaforme online hanno registrato un decuplicarsi delle ricerche dei cinesi per viaggi internazionali, in particolare verso le destinazioni più limitrofe, ma la “ripresa in maniera ordinata del turismo outbound” così come viene definita dal governo cinese, frena un eccessivo entusiasmo.

Non solo rimane l’incognita pandemica, che sta costringendo diversi paesi – tra cui l’Italia – a chiedere un test negativo ai viaggiatori provenienti dalla Cina, ma rimane ancora da ridefinire il budget che il turista cinese può mettere a disposizione per un viaggio internazionale, così come le sue motivazioni e aspettative dopo tre anni di chiusura forzata.

Le ultime indagini sulla propensione dei cinesi al turismo registrano ancora una certa cautela alla prenotazione verso mete di lungo raggio. Va ricordato inoltre che, in particolare nell’ultimo decennio, la Cina ha adottato una forte strategia nazionale di destinazione turistica, che l’ha portata a diventare la quarta destinazione al mondo per turismo internazionale, e a contare 6 miliardi di turisti domestici nel 2019.

Non a caso il primo allentamento delle restrizioni deciso dal Consiglio di Stato cinese a inizio dicembre, riguardava proprio la possibilità di spostamento intra-regionale e provinciale.

Nonostante questo, le destinazioni che guardano con interesse al mercato cinese hanno già iniziato a mandare segnali di accoglienza: “Amici cinesi, La Francia vi dà il benvenuto a braccia aperte” posta l’Ambasciata francese in Cina su Weibo; sempre su Weibo l’Autorità del Turismo della Thailandia scrive in cinese: “La meravigliosa Thailandia vi aspetta da tre anni!” E così la Danimarca, il Canada, l’Australia, la Spagna e tante altre destinazioni si affrettano a postare foto e messaggi di invito ai turisti cinesi.

La possibilità di cogliere l’opportunità che si sta delineando per i prossimi mesi, passa anche dal ristabilire da subito le relazioni con la domanda, incentivando le motivazioni alla visita e creando i presupposti per delineare un’offerta adeguata e in linea con le caratteristiche e le aspettative.

 

*© immagine di copertina di Rod Ramsell su Unsplash 

Damiano De Marchi

Damiano De Marchi è Tourism & Destination Expert per The Data Appeal Company. Dopo una laurea e un master in Economia e gestione del turismo, dal 2005 inizia una brillante carriera nel settore turistico in Italia e all’estero in aziende private, enti pubblici e centri di ricerca occupandosi prevalentemente di analisi e di consulenza strategica e operativa. Dal 2010 è inoltre docente e formatore in ambito accademico e professionale. Dal 2019 collabora con UNWTO come Esperto Statistico per lo sviluppo del sistema turistico nazionale di diversi paesi asiatici.

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Damiano De Marchi

Damiano De Marchi è Tourism & Destination Expert per The Data Appeal Company. Dopo una laurea e un master in Economia e gestione del turismo, dal 2005 inizia una brillante carriera nel settore turistico in Italia e all’estero in aziende private, enti pubblici e centri di ricerca occupandosi prevalentemente di analisi e di consulenza strategica e operativa. Dal 2010 è inoltre docente e formatore in ambito accademico e professionale. Dal 2019 collabora con UNWTO come Esperto Statistico per lo sviluppo del sistema turistico nazionale di diversi paesi asiatici.

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