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Come ci ricorda la bellissima canzone di Rodari, per fare il tavolo ci vuole il legno, l’albero, il seme, il frutto e quindi il fiore

Alzi la mano (o scriva una mail, o mandi un Tweet, o ci contatti su Facebook) chi conosce un paese o una regione di 20-25 milioni di abitanti, dove il turismo è una fonte significativa di entrate, raggiungibile solo in aereo dai grandi e ricchi centri urbani e, infine, dove l’offerta turistica si basa su piccole strutture ricettive, musei, borghi e natura. Io ne conosco uno: l’ho visto descritto nelle linee di piani di sviluppo turistico degli ultimi 15 anni. Ne ho sentito parlare in quasi tutti i convegni a cui ho partecipato. Ed è chiaramente emerso nei giornali e feeds dei social degli ultimi giorni. È un paese che è nei sogni degli oppositori al pensiero di Flavio Briatore circa lo sviluppo turistico della Puglia e del Sud in generale.

Non mi addentro sul pensiero di Briatore e sulle preferenze dei ricchi. Inoltre sono del parere che per contestare un imprenditore bisogna essere veramente molto informati o proporre con i propri soldi un modello di business diverso da quello che si rifiuta. Il punto che vorrei sollevare, e che ho cercato di fare in altre occasioni su questi pixel, è che il partito dei “viaggiatori” (mi si permetta questa eccessiva esemplificazione) vuole il tavolo senza il fiore. Il tavolo che tutti desideriamo è che nel Sud il turismo riesca ad offrire maggiori opportunità di occupazione. Come ci ricorda la bellissima canzone di Rodari, per fare il tavolo ci vuole il legno, l’albero, il seme, il frutto e quindi il fiore. Per avere occupazione nel turismo, ci vogliono imprese che investono e che abbiano un ritorno sull’investimento per continuare ad investire. Per avere un ritorno ci vuole una domanda (turistica) distribuita su almeno 6-7 mesi, compagnie aeree che trovino conveniente stabilire nuove rotte (oltre gli incentivi iniziali) e imprese con una forte rete distributiva che non si accontentino solo di soddisfare i clienti, ma che sappiano gestire i costi (altrimenti non c’è il ritorno). Per avere queste imprese non sono necessari i sussidi pubblici (negli ultimi 15 anni non sono certi mancati) ma regole certe e controllo della criminalità organizzata. Nella storia del turismo che io conosco di persona o attraverso dati e documenti, non c’è sviluppo turistico lontano dai mercati di origine senza grandi strutture ricettive e imprese.

Ovviamente è dovere delle comunità locali discutere se, come e a che prezzo coniugare le esigenze di conservazione delle bellezze locali con quelle dello sviluppo. Tuttavia, politici e classe dirigente non possono continuare a vendere la storia di uno sviluppo del turismo senza nessun prezzo da pagare al cemento. Ricordiamoci che per fare il tavolo ci vuole il fiore.

In foto la copertina di  Che cosa ci vuole? / Gianni Rodari / Emme Edizioni / 2006

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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